Streghe e stregoni sulle alte cime alpine dell’Ossola (1450-1615)

di Battista Beccaria

Gli studi sull’Inquisizione e il fenomeno stregonico a Novara datano da poco più di una
ventina d’anni. Prima degli Anni Novanta il mondo accademico negava persino che a Novara ci fosse stato un tribunale dell’Inquisizione e fossero esistite streghe e stregoni
sicuramente documentati.
Ma la ricerca d’archivio ha smentito questi luoghi comuni. Pionieri di queste ricerche
sono stati il prof. Thomas Deutscher, dell’Università Cattolica d’America, il prof. don
Tullio Bertamini, rosminiano e fondatore della rivista storica Oscellana, e, soprattutto, chi
scrive, membro della redazione di Nouarien., prestigiosa Rivista di Storia della Chiesa Novarese. Che ha dimostrato per primo esserci a Novara non uno, ma ben due Tribunali della Santa Inquisizione. Quello papale-romano, gestito dai Domenicani, e quello curiale del vescovo, gestito dai suoi Vicari generali. Il primo sanguinario e venale, il secondo più mite e garantista. Purtroppo tra la metà del Quattrocento e il 1590 furono i soli Domenicani
dell’Inquisizione romano-papale a gestire i processi contro stregoni e streghe soprattutto in Ossola, territorio montano che il vescovo novarese Bascapé (1593-1615) definì emblematicamente come “le Indie di questi padri domenicani”, dove cioè costoro lucrarono ingenti somme e ricchezze per ingrandire i loro conventi mediante la confisca dei beni dei condannati ai roghi. I processi iniziarono intorno al 1460 nella Valle Diveria, la Valle del Sempione. Nel 1520 ci furono decine e decine di inquisiti nelle Valli Antigorio e
Formazza e segnatamente nelle località di Pomatten (Formazza), Baceno, Croveo e Premia (Valle Antigorio). L’inquisitore Domenico Visconti mandò al rogo decine di uomini e donne. caccia-alle-streghe-foto 2

Più si arretra nel tempo, infatti, e più il numero degli stregoni sovrasta il numero delle streghe. Solo tra la fine del XVI secolo e gli inizi del XVII, quando il più garantista tribunale del vescovo riuscì a sfilare di mano ai Domenicani la competenza sui reati di stregoneria, le parti si invertirono a tutto sfavore delle donne. Che, a partire dall’episcopato del presule Carlo Bascapé, non furono più bruciate ma solo tenute prigioniere nel carcere vescovile! Con l’arrivo del vescovo cardinal Taverna (1515-1520) la caccia a streghe e stregoni cessò del tutto in diocesi di Novara con largo anticipo sulle altre diocesi italiane e soprattutto sulla cronologia complessiva europea. Le “truci imprese” dei
Domenicani novaresi costellarono tutto il Cinquecento con processi soprattutto nei villaggi alpini dell’Ossola (ma non solo, anche il lago d’Orta e il Borgomanerese
ne furono pesantemente coinvolti). Do solo alcune scarne date per segnare la sequenza dei processi domenicani, che furono in realtà sempre dei “maxiprocessi” contro venti o più inquisiti, vere “retate” periodiche, seguite ai cosiddetti “Tempi di Grazia”, periodi
di qualche mese in cui streghe e stregoni (ma nessuno di loro era cosciente di esserlo) avrebbero avuto la possibilità di pentirsi e confessarsi dall’inquisitore, evitando l’arresto
e il processo: 1465, 1468, 1505, 1519, 1520, 1535, ecc. I processi che ci sono rimasti sono solo le punte d’iceberg di una documentazione andata distrutta soprattutto durante la Rivoluzione francese e il periodo napoleonico! A partire dal 1570 imperversa nel Novarese il terribile e sadico inquisitore Domenico Buelli da Arona (1570-1602), personaggio che con il vescovo Bascapè e altri ecclesiastici è uno degli attori chiave del bel romanzo di Sebastiano Vassalli La Chimera (Premio Strega 1990), storia di una giovane strega combusta sul rogo. Le retate del Buelli più devastanti sono quella del 1570-1574 in Valle Antigorio (Croveo, Baceno, Rivasco di Premia), quella del 1580 nella Valle del Sempione (Trasquera e altri paesi) e l’ultima del 1590, sempre nella “Triora antigorina” (Baceno, Croveo, Premia), bloccata fortunatamente dal Vescovo Pietro Martire Ponzone, che
invalidò il processo del domenicano. L’ultimo maxi-processo (1609-1611) fu invece celebrato a Baceno contro 23 persone dal vescovo Bascapè, che si limitò a imprigionare gli inquisiti. Il Sabba spettacolare di questo processo si celebrava sulle alte cime del Devero (il Monte Cervandone e i Piani della Rossa) con l’intervento, oltre che di Satanasso in capo, di un nutrito gruppo di diavoli e diavolesse lascivi.
Dell’argomento se ne parlerà nel congresso interregionale (Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta) che si terrà al Salone delle Terme di Premia sabato 30 luglio 2016.

Articolo di Vivere Sostenibile Alto Piemonte edizione Luglio+Agosto 2016, sezione Speciale Streghe

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