di Enrico Marone
Ogni giorno facciamo scelte. Più o meno importanti. Per esempio, ogni giorno ci spostiamo, con percorsi lunghi o brevi a seconda delle necessità. Da decine di migliaia di anni l’uomo lo fa. Non ci pensiamo mai, ma la scelta del modo in cui ci spostiamo ha un impatto notevolissimo su di noi e sul pianeta (e quindi di nuovo su di noi). Fino a prima dell’era industriale, ci si spostava con i mezzi che forniva la natura. Vento per le imbarcazioni, animali per carri e carrozze (ma anche esseri umani), corrente dei fiumi per canoe e chiatte. Poi si camminava molto, prima dell’arrivo della bicicletta. Tutti sistemi ad impatto bassissimo e, se notate, gli stessi che ci forniscono anche energia (idroelettrico ed eolico). Anche oggi ci spostiamo moltissimo, quasi sempre in auto, e questo crea grandi problemi. Ma come dicevo, ogni giorno facciamo scelte.
Quando posso e decido di lasciare a casa l’auto, rinuncio alla guerra per il controllo dei territori che hanno giacimenti di combustibili fossili o minerali, rinuncio allo sterminio di popolazioni (ad esempio gli Ogoni nel delta del fiume Niger), rinuncio alla distruzione dell’ambiente intorno ai pozzi di estrazione, rinuncio all’inquinamento legato al trasporto e alla lavorazione del greggio, rinuncio ai gravi problemi di salute a seguito dell’uso dei combustibili fossili (decine di migliaia di morti ogni anno solo in Italia!), rinuncio alla corruzione dilagante, rinuncio ad incrementare il problema del cambiamento climatico dovuto alle emissioni di gas serra e quindi aiuto a mitigare i disastri che ci saranno nei prossimi anni.
Analogamente siccome mangiamo tutti i giorni, scegliere un alimentazione vegetariana o vegana bio ci “costringe” a rinunciare alla deforestazione per i pascoli per gli animali, alla deportazione ed impoverimento dei popoli che vivono nelle foreste, ai pesticidi, insetticidi e concimi chimici che ci avvelenano e inquinano acque e terreni, alle malattie cardiache e all’obesità dovuta ad un eccesso di alimentazione a base di derivati animali e di alimenti preconfezionati.
Come vedete le nostre scelte portano a tante rinunce estremamente positive ed orientano i mercati che, come prostitute, fanno ciò che piace ai clienti. E allora, appena potete, scegliete mezzi alternativi per spostarvi, acquistate merci prodotte vicino a casa vostra, acquistate alimenti naturali (meno chimica), mangiate meno carne e spiegate ai vostri amici le vostre scelte.
A volte è bello fare delle rinunce. Perchè quando si sceglie di rinunciare a qualcosa non deve essere una privazione per noi stessi, ma un gesto che ci permette di avere la stessa cosa (spesso migliore) con meno impatto ambientale, e quindi un arricchimento per tutti.
E ricordate che nessun nostro gesto è sprecato: nessuna rinuncia si perde nel mare del consumismo, perchè il mare è fatto da tanti come noi che possono rinunciare anche solo a una piccola parte di esso e vivere in modo migliore.
“Danziamo sul limite del nostro piccolo mondo di cui sappiamo così poco, eseguiamo la danza della vita e della morte, danziamo alla Luna celebrando gli sfocati ricordi del legame con i nostri antenati, danziamo per tener lontani il freddo e il buio dell’inverno nucleare delle nostre ossa, danziamo sul limite della coscienza ecologica, danziamo per amore della danza senza analizzare, razionalizzare né voler esprimere a chiare lettere; senza cercare consapevolmente il significato, ma lasciando che il significato presente nell’essere si manifesti nel nostro spazio di vita.”
Ecologia profonda – Bill Devall, George Session
P.S. Una delle cose alle quali però non rinuncerei è una buona birra. Non quelle industriali che fanno chilometri sui camion per arrivare da noi, ma una artigianale, italiana e a chilometro zero. Una come quelle di cui parliamo nel nostro speciale sui birrifici artigianali. Buona lettura.